28 mag 2013

Così non gioco più...

A Milano, come in tutte le grandi o medie città, è consuetudine trovarsi al parco giochi con gli amici nelle fortunate giornate di sole.
Al "parchetto" i bambini giocano sicuri e sorvegliati con attrezzature specifiche adatte alle diverse età. Gli adulti godono della tranquillità di un luogo dedicato all'infanzia e si rilassano, mentre i piccoli dondolano, scivolano, girano…
Il gioco è fondamentale per sviluppare la creatività, e diventa ancor più prezioso in un tempo in cui sempre più bambini crescono nelle città, tra televisione, Internet e Playstation, circondati dalle ansie e le apprensioni degli adulti, inquadrati in nuove tendenze educative ancora da approfondire. Ma possono davvero spazi tutti uguali, ripetitivi, specializzati accrescere nei nostri figli la capacità di raggiungere obiettivi creativi? I giochi che arredano i giardini pubblici suggeriscono attività banali senza stimolare fantasia, ricerca, esplorazione. 
E' pur vero che i piccoli abbandonano in fretta i divertimenti più scontati per inventare con gli amichetti avventure nuove e sconosciute, ma perchè i servizi cittadini non considerano la complessità del mondo dell'infanzia e delle sue esigenze arrivando a progettare luoghi che incoraggino un ruolo attivo, creativo e partecipativo
Questa riflessione e tanti altri spunti sono contenuti nel libro "La città dei bambini" di Francesco Tonucci, padagogo responsabile del reparto di Psicopedagogia dell'Istituto di Psicologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
Il testo, in modo semplice e appassionante, propone una filosofia di governo della città che adotta i bambini come parametro, li elegge garanti delle necessità di tutti, suggerisce di integrarli come cittadini nella società, abolendo i criteri di separazione (grandi-piccini, maschi-femmine, giovani-vecchi) e specializzazione sui quali si fonda l'attuale sviluppo degli spazi urbani.
Il pdf del libro è reperibile legalmente qui.

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