"Si alza il vento", il nuovo film d’animazione firmato Hayao Miyazaki in concorso a Venezia, narra una storia reale: la storia dell’ingegnere Horikoshi che progettò il caccia da guerra Mitsubishi A6M Zero Fighter, aereo passato alla storia per il suo utilizzo durante l’attacco di Pearl Harbor il 7 dicembre del 1941.
Il cartoon è ambientato lungo trent'anni di storia giapponese, dagli anni Venti ai Quaranta, e, narrando la recessione e il terremoto di Kanto del 1923, mira a introdurre un tragico, ma inevitabile, parallelo con lo tsunami e la crisi del nucleare che hanno colpito il Giappone l’11 marzo del 2011.
La passione per il volo e per la progettazione areonautica del protagonista traspongono sul grande schermo il ricordo di infanzia del regista e il suo amore per l'aviazione, nato nella fabbrica di componenti aerei del padre, e definitivamente mai cessato, ma allo stesso tempo veicolano riferimenti al tema delle armi e della guerra.
Un film meno surreale dei precedenti, ma che proprio per questo dà più forza ai sentimenti, perchè racconta con disincanto di come l'esistenza abbia continuamente bisogno di essere sospinta e di come l'anima abbia bisogno di smuovere sogni e ambizioni. Il titolo stesso del film riprende un verso di una poesia di Paul Valéry: “Si alza il vento, dobbiamo provare a vivere”.
Nonostante non manchino le più familiari metafore visionarie, le ambientazioni fantastiche e gli elementi romantici, questo film rappresenta un unicum per il maestro giapponese anche purtroppo perchè ultimo della sua carriera.
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